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le macchine. 85

     Coll’improvvida offerta, un improvviso
     Silenzio melanconico succede,
     A cui talora il disperato grido
     200Della turba famelica contrasta;
     Mentre di porta in porta erra chiedendo
     Lavoro e pane, a disfidar parata
     In battaglie terribili la morte.
Il caldo immaginar deh! non t’inganni;
     205E l’intima cagion de’ mali nostri
     Non confonder col loco, il tempo e il modo,
     Onde per la malefica semenza
     Frutto si colga avvelenato e reo.
     Agita e scuoti l’onda cristallina,
     210E intatta serba la natía purezza;
     Ma un sasso getta nel torpido stagno,
     E dal fangoso fondo in alto sale
     La melma che ne intorbida e ne oscura
     Tutta la faccia tremolante e rotta.
     215Alle innocenti macchine perdoni
     L’irato dardo, che a più giusto segno
     S’indrizza allora che scoccando vola
     A rovesciar gl’improvidi ritegni
     Opposti al raggio che le cieche menti
     220Illumina, rischiara e del lor meglio
     Accorte rende; alle diverse prove,
     Che seco porta l’instancabil ala
     Del tempo, preparandole con vario
     Di studi, di presidii e di compensi
     225Ordine sì, che di consiglio prive
     E incerte del cammin più non sien colte
     Dall’ala inesorabile del tempo.
Colle fata cozzare invano speri;
     E delle fata è provvido decreto,
     230Che abbandonato l’uomo alla balía