E parte intende alla ritrosa zolla, 130E parte alle fabbrili arti ritorna.
Echeggia il suon della percossa incudine,
S’attizza il foco al mormorar del mantice,
Stride la sega, la tagliente forbice
Al cardo, al fuso, alle alternate calcole 135Il vello manda, e dal serrato pettine
Esce il drappo gentile onde ti vesti.
Mentre l’uno la spola agita o infila
L’attortigliato spago entro la cruna,
O i sovrapposti ciottoli rannoda 140Colla inforzata calce, o il negro feltro
In cucuzzolo volge e lo circonda
Di piccole e soggette ali, od acconcia
Alle scarpe le suola ed il tomaio;
Altri le tele e i marmi avviva, o sposa 145A morte corde armonici concenti,
O di natura l’alte meraviglie
Indaga e mostra, o la ragion riposta
Onde con vario di fortuna metro
Or la sorte dei popoli s’innalza, 150Or nel fondo precipita. L’arcano
Ordine delle cose in parte vedi
A te svelato dall’eterno giro
Delle umane vicende. A grado a grado
Erranti e ignudi la ferina usanza 155Lasciammo, e in nova securtà di stato
Addotti fummo liberi ed istrutti
Di molto vero agli avi ignoto, e ignari
Del molto, che i tardissimi nipoti
Delle scïenze ed arti nostre eredi 160Apprenderanno. Dell’umana razza
Nel processo dei secoli la vita
Si misura, si atteggia e si trasforma,