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78 sermone ottavo.

     Seguitando la mobile ventura
     300Ove baleni di speranza un raggio.
     Il vacillante banco allor si rompe
     Quando la densa calca a un punto l’urta:
     Onde rimane stritolata o pesta.
Altre minacce sono, altre ruine
     305Ed altre genti attonite e confuse,
     Quali da fiero turbine travolte.
     Se per occulte vene in vario giro
     L’ardente zolfo ad allumar serpeggi
     Le preparate mine, odi uno scoppio
     310Onde trema la terra, e l’ardue moli
     Crollano infrante e cadono con esse
     L’umili case, già diletta stanza,
     Or di mal vivi orribile sepolcro.
     Tal (se al concetto il paragon soccorre)
     315Imperversando la fortuna pazza
     Precipita, trabalza, abbatte e schianta,
     Mentre l’antica fe piangesi estinta.
     Tanto si crede allor quanta si palpa
     Difficile pecunia all’uopo scarsa;
     320O che all’uffizio degli usati segni
     Accorra sola, o timida si celi,
     Per lontane spiagge erri sospinta
     Da foga insana o da contrario fato.
     Del credito radice è la fidanza,
     325Che per guerre, per fami e per rapine,
     Per arti male e cieche si dilegua.
     Tu per le offese che cessando arreca,
     Immemore sarai degl’infiniti
     Doni che al miglior tempo rinnovella?
     330Ignote offese, dove ignoti i doni
     Fûro: come non sa perder del giorno
     Il benigno fulgor chi cieco nacque.