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il credito. 77

     265Dei compartiti lucri, a cui sovente
     Anco il lucro dei singoli risponde.
     L’unghie si morde per dispetto ed ira
     Il lurido usuraio; e tu non ridi
     Delle spoglie del popolo vestito.
270Non rifiutar che un emulo s’accosti
     E ti sorvegli, ed i compensi teco,
     E le cure e i perigli anco divida.
     Chè più divisi son, meno i perigli
     Sovrastano tremendi, e incerte meno
     275Sono le cure e a miglior fine intese:
     Ed a più degna norma e più sicura
     Si adeguano i compensi. Oh di che temi?
     O che presumi? Il battere pecunia
     Al rege, o a chi ne tien l’unica chiave,
     280È dato, il so; ma colle tue polizze
     La moneta risparmi ed imprometti;
     Tanto sei lungi dal trattare il conio
     Negato a dritto agli umili profani.
     Le tue polizze sono imagin viva
     285Delle scambiate cedole, cui manca
     Pel tardo giorno e pel mal noto nome
     Quell’innato vigore, onde le imprimi
     Rinnovellato di novella forma.
     Non io vorrò, che ardimentoso e baldo
     290Oltre il confine scapestrando corra;
     Ma pur non voglio, che in serrata cerchia
     Solo imperando, tutti gli altri escluda.
     Mentre d’oro ribocchi, a cui la via
     Altrove togli colle opposte dighe,
     295Non t’allegrar; chè a temerarie imprese
     L’impazïente e fervido metallo,
     Che a lungo ed infelice ozio condanni,
     Ratto sen vola appena oda richiamo,