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il credito. 75

     E in un l’ufficio riserbato a mille.
     D’una le mille compiran l’uffizio
     Invece allor che avidamente serbi
     200Ciascuno troppo del fatal metallo
     Ai baratti possibili e futuri
     E incerti forse, onde i presenti e certi
     Vengono manco, perchè rotto è il nodo.
     Che gli alterni tra loro e li congiunga.
     205Della moneta e della merce i segni
     Quel nodo ricompongono soave;
     Ma non t’illuda la speranza vana,
     Che a te sia dato di cacciare in bando
     Il metallico disco ad usi molti
     210Addetto sempre, ove la fede langue,
     O più dell’aspettar giova l’effetto,
     O del mercato in bilico non torna
     La bilancia che d’oro al pondo cede.
     Pondo grave e molesto allorchè fuori
     215Recarlo è forza della patria cerchia,
     Mentre con tema movi e con sospetto
     Di loco in loco affaticato il passo.
Ma un rapido di cose ordin succede
     Coll’intreccio, di cui le prime fila
     220Forse tesseva il profugo Lombardo,
     O l’odïata razza d’Israele,
     Che alle fortune sue schermo faceva
     Contro gli artigli delle genti ladre.
     Dal franco lido veleggiando salpi
     225La nave che di ninnoli vezzosi
     Il pregio porta, ed il vantato umore
     Che infurïando i calici riempie
     Di lieve spuma, e la baldanza imita
     Di chi stampa nel fumo i suoi vestigi.
     230Giunta al porto britannico, depone