A me concedi l’ozïosa falce;
Chè le mietute biade a te compenso 165Daran fra poco: ecco la mia promessa
Qui nel foglio vergata. Accetta il fabbro,
E vôlto al fonditore un egual patto
Compie segnando il tramandato scritto.
Il provvido costume in mille e mille 170Guise ed in mille luoghi si rinnova,
Impulso dando alla materia inerte
Col disposarla al vedovo lavoro;
E del lavoro in circoli diversi
La moltiplice copia ripartendo. 175Gl’infonde la virtù che lo nutrica
E l’anima, lo scuote e l’avvalora.
Minute e spesse cadono le stille
D’inavvertita pioggia, e in sè le accoglie
Il ruscelletto ch’umile dapprima 180Mormora e fugge; e poi degli altri rivi
L’acque riceve, e dilatando il corso
Ricco porta e superbo al mar tributo.
Tal di frequenti e piccoli compensi,
Che l’occhio appena scerne, in fiume quasi 185Della ricchezza volgesi la fonte,
Benchè talora fra l’erbette verdi
La velenosa serpe si nasconda,
E incauto abbracci come cosa viva
Un’ombra che dileguasi col vento. 190Tanto il prometter val quanto s’attenga
Ad esso l’opra; e corrisponda al segno
E l’intento e il valor; sia della merce
L’aspettato valore; o il prezzo sia,
Di cui la merce è fine unico e solo. 195La tua moneta dieci volte cento
Di mano in mano passi, e il giro compie