Ignoranza e livore, ingorde e cupe
Ambizïose gare; e in un con esse
Ai connubio de’ popoli contrasta
L’inerzia molle, che domar non cura 65Gli ostacoli che fanno intoppo al piede,
E schermo quasi alla inesperta mente
Contro al vivido raggio, che diffuso
Colla diffusa civiltà risplende.
Tale col moto impresso in largo giro 70Circolando si accresce e si propaga
Della ricchezza la vital sorgente;
Da cui zampilla la benefic’onda,
Che a ristoro comune Iddio concede
Dello sparso sudore a premio degno. 75Ma si restringe il corso o si dilata,
E si accelera il moto o si rallenta
Dell’arte nostra come vuol la legge
Del cambio vicendevole, che porge
Lena e compenso alle iterate prove; 80O i nervi tronca e la speranza toglie,
Se per le rotte strade barcollando
Di boscaglie recinte, infame nido
Di ladroni e di belve, incerto movo
Al difficil mercato, a cui fan siepe 85De’ gabellieri le procaci turbe.
E se pur giungo, povera e deserta
Veggo l’inospitai terra, e non trovo
Chi di giustizia e di onestà mi affidi.
Sia franco il passo, invïolato il dritto; 90Od io m’arresto o altrove mi rivolgo,
O da novo timor vinto m’accoscio.
Tu rammenti, che validi ministri
Del cambio sono i prezïosi dischi
Della moneta, cui l’ufficio è dato