Oltre al bisogno accumulati, fanno
Maggiore ingombro con minore uffizio? 165Col raddoppiato novero ne scemi
D’altrettanto il valore, e delle merci
Il prezzo accresci. Dai lontani lidi
Con vele gonfie le straniere navi
A gara te ne porgono tributo, 170Onde poi l’arti tue perdono il nerbo
Dell’usato vigore. A poco a poco
Esce in ricambio delle esterne merci
La infelice pecunia; e allor che cessa,
Ad altri porti salpano le navi, 175Che anelano versare il proprio incarco,
Di novo incarco ritornando onuste.
Dell’uomo al pari un popolo desia
Il servigio e l’obbietto, ond’ei sia privo:
E se ne appaga allor che d’altro obbietto 180E d’eguale servigio il ricompensi.
Al fine attendi, e la bilancia spezza,
Che il molt’oro librando, il resto lascia
Quasi a terra cader spregiato e vile.
Troppo già fu coll’indice bugiardo 185A governar dei popoli sortita
Gli alternati negozi. A te benigna
Scendeva allora che più ricchi doni
Fuori recavi della patria cerchia;
Tanto più ambiti ognor quanto men ricchi 190Addentro ricevendone, sicuro,
Funesta insania! che la bella offesa
Da più gravida nube a te scioglieva
Un’aurea pioggia, che le opposte dighe
Indi sprezzando tacita sen giva 195Copertamente a ricercare il piano.
Cadon le gocce su bagnata zolla,