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la moneta. 63

     Se colla stilla del premuto ulivo
     130Ne tocchi il perno, rapida s’invola
     Facendo all’occhio d’un sol raggio inganno.
     Del lubrico licore, onde più ratto
     Il carro scorre coll’imposto carco,
     Molto ritragge il prezïoso conio
     135Che l’ali quasi alla ricchezza impenna.
     Ma l’avarizia stupida confonde
     L’olio, il carro e la ruota coll’imposto
     Carco, e l’impronta del fatal metallo
     Coll’abbondanza dei giocondi frutti,
     140Dono cortese di ferace gleba
     O d’ingegni felici, a noi recato
     A soddisfare il natural talento,
     Che a non mentita civiltà s’informi.
     Vedi nel frutto delle umane cure
     145La dovizia riposta; e la moneta,
     Che in cento rivi a spargersi l’aiuta
     Con vena velocissima, discerni
     Da quella sì, che Mida Mida Mida
     A ricantar non abbia insin che il fiato
     150Nella strozza mi manchi. A te non piace
     Di parole garrir? Bada che un seme
     Getti di mala pianta, a cui d’intorno,
     Dalla micidïal ombra percossi,
     Languono i campi squallidi e deserti.
     155Caccia la nebbia dell’errore antico
     Che tanto offende; ed a miglior consiglio
     L’amara esperienza ti conforti.
     Le guerre, orride guerre, e l’empie stragi,
     Le crudeli rapine, il sangue, il pianto
     160Più non ricordi, e le misere genti
     Al giogo tratte, battute, disperse?
     Più non ricordi, che gli avari dischi,