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la moneta. 61

     Ad altro porgo invan, ch’altri desiri
     Ei nutre, punto da diversa cura.
Mentre i doni di Cerere converto
     In bianco pane, il tuo libro rifiuto;
     65Chè nuove biade io vo cercando e batto,
     Di porta in porta. Ma le ricche mense
     Già ne fur sazie e stanche; e cento volte
     Torno deluso a ricalcar la via.
     Dopo il lungo aspettare e il chieder molto
     70Ed il lungo vagar forse contente
     Faremo in parte le bramose voglie.
     A qual costo io lo so quando sovente
     La romorosa gramola si tace;
     Nè tu l’ignori allor che il tuo volume
     75Recando intorno per fame sbadigli,
     Ed agli amati studi il tergo volgi.
     E quei, che dalla tua pagina accolto
     Avrebbe il vero, l’ignoranza insacca
     Colla mèsse che il lungo e vario giro
     80Di chi la sciolga lungamente attende,
     Finchè al dente invisibile di occulto
     Verme che rode, o alla maligna offesa
     Dell’umido vapor che la corrompe,
     La sostanza vivifica perdendo,
     85Infracidita o logora si resti.
     Commosso alla pietà dei nostri danni
     Balenò il cielo e la moneta apparve,
     Che in sè l’indizio porta e la misura
     Del servigio che l’uno all’altro presta;
     90Ed offre pegno, che il diritto inscrive
     Al bramato ricambio. Unica sia
     Una merce, di cui la bella imago
     Folgoreggiante di perenne luce
     Alle attonite genti il guardo abbagli.