Più valido, frequente e acconcio pegno,
Che dal consenso universal si prende
A ragguagliar de’ ricevuti obbietti 30Coll’intimo valor l’equa mercede.
All’opre dell’ingegno o della mano
Ognun travaglia, e delle sue fatiche
Il frutto reca, e con gentil ricambio
Dalle fatiche altrui premio riceve. 35Ma quali arreca inciampi il tempo, il loco
Agli alterni servigi, e come tarda
All’uopo, che ogni dì si rinnovella
In guise innumerevoli, risponde
La materia soggetta a industri cure, 40Che dopo molte lune al Sol dispieghi
Le mutate sembianze, o altera serbi
Intatto il fiore della sua bellezza!
Il pallid’astro rinnovò la faccia
Tre volte e quattro, e il dipintore accorto 45L’effigïata tavola non lascia;
Chè nei sogni la vede, e la ritocca
Con assiduo pennello in lunga veglia
Pria che diletto infonda e maraviglia
Per gli occhi al core alle affollate genti. 50Abbia con degna laude il prezzo degno,
Ove nel mondo gentilezza alberghi.
Ma intanto se n’andrà lacero e scalzo,
Prolungando coll’opera il digiuno?
O l’ultimo vital soffio trasfuso 55Nell’animata tela, in dieci brani
Indi farla dovrà perchè lo scotto
Paghi a dieci dovuto? Oh stolto ed empio
E vano strazio! A me non si conviene
Quella che m’offri a ricambiar la mia 60Merce, che ad ottener l’altra che io bramo