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il valore delle cose. 55

     Impenna l’ali. Alla fatica e al merto
     300Move contrasto il natural talento,
     O pel giudizio corto de’ mortali,
     O perchè indarno col destin si cozza,
     O per elezïon falsa, o per altra
     Recondita cagion, che il pazzo volgo
     305Meno comprende allor che più l’accusa.
     Chi la marra a trattar nacque o la sega,
     A che imbratta le tele e i marmi sfregia?
     Al gorgheggiar delle canore gole
     Accorre e plaude la festosa turba;
     310Ch’anche alla turba ignara il ciel cortese
     I delicati timpani concede.
     E pel diletto suo reca ciascuno
     L’obolo suo, che a mille oboli aggiunto
     Non piccolo tesor forma, simíle
     315A lago quasi che di cento rivi
     In sè raccolga l’umile tributo.
Talora avvien che della terra il dono,
     Se non inganna la sentenza amara,
     Più che la raddoppiata opra si paghi
     320A quattro doppi e cinque. Io non ripeto
     Della penuria squallida le fioche
     Voci, i dolenti casi, e dell’offesa
     Temuta o lieve il grave danno e certo.
     A meno foschi giorni e meno acerbi
     325Scorgi pensando come il popol folto
     S’addensi e calchi sulla magra gleba,
     Moltiplicando più dei propagati
     Semi raccolti da ferace gleba.
     O di novo sudor bagni l’antica
     330Zolla, la rupe sterile costringa
     A ingrate prove, faticose e tarde,
     Alla scala del prezzo un grado aggiunge