Tale in remote e barbare contrade 130Usanza regna; ed al verace detto
Di chi le cerca diffondendo il raggio
Di civiltà, che alle grandi opre informa
E nel nome di Cristo si suggella,
Fede non negherai. Qui degli angusti 135Baratti vicendevoli l’usanza,
Da lunga età che ogni memoria spense,
Agli ampliati cambi e al ministerio
Cedette della provvida moneta;
Invidïata merce, a cui dell’altre, 140Quasi a specchio fedel, si rappresenta
Il mal noto valore, onde all’incerto
Guardo di luce limpida baleni.
Della merce metallica, che stampi
Di prezïoso conio, agli usi adatta 145Del cambio universal, quasi ministra
Che il prezzo delle cose a noi ricorda;
Il valore per indole diverso
Non è da quello di tutt’altra merce,
Per cui si bagni di sudor la fronte 150A servigio comun. Ma di fortuna
Alle ruote volubili resiste
Più lungamente, perchè a passo tardo
Sorge dal fondo in cui giace sepolta;
E a poco a poco il giro si dilata 155Che a lei serban le genti a far dell’arti
Più fulgido il nitor e più possente
Il confidato imperio. Utile chiami
Quanto giova e diletta, o sia che nullo
Sforzo chieda e compenso, o valor pigli 160Dal sacrificio, e al sacrificio inviti.
Il valore col prezzo si accompagna;
Se non che l’uno al desïato obbietto