Col suo tepido raggio al petto inspira.
Di limpido ruscel sulla fiorita
Sponda il fianco riposo, e l’arse labbra 30Han delle dolci e fresche acque ristoro.
Ma del cortese dono a me compenso
Nullo si chiede; e pur non è del Sole
E dell’onda scorrevole diverso
Il benigno Signor, per cui si veste 35Di rubicondi grappoli la vite,
O di pallide foglie s’incorona
L’arbor, che alle scienze e all’arti amico
Quasi nunzio di pace i frutti porta.
Chi dell’astro maggior la vampa accese, 40Ed immoti confini al mar prescrisse,
Popolava di piante e di animali
La terra, che per l’intima virtude
E per l’influsso, che dal ciel le piove,
In sè raccoglie e propagando accresce 45I fecondati semi: Opra è d’Iddio
Dell’universo l’alta meraviglia,
Onde mercato fa chi dal racchiuso
Campo mi esclude, e per la bionda spica,
Cresciuta all’alitar d’aure feconde 50Nelle feraci zolle in cui discese
La stilla della placida rugiada,
Duro m’impone ed avido tributo.
Oh! se l’avaro secolo potesse
Non pur di siepi circondar le glebe, 55Ma l’alito de’ venti ed il benigno
Delle stelle fulgore, e dei perenni
Rivi la melanconica cadenza
Stringer potesse nell’angusta cerchia
A numeroso popolo negata, 60Allor vedresti la dolente turba