Di zeffiri soavi: e al caldo raggio L’aura s’impregna d’arabi profumi. Del lago in riva colla sua barchetta 110L’uno scioglie le reti, e l’altro atterra Sull’ardue vette il fragoroso pino, Che l’ali velocissime spiegando Indi corre a sfidar l’ira de’ venti. Altri s’apre le vie dentro le cupe 115Viscere della terra, e il pallid’oro, Il duro ferro, l’avido carbone Fuori ne tragge, e le dovizie accresce Delle arti nostre e gli usi. fortunati Noi, se per cieca rabbia e ingorda brama 120Mai non si fosse in brando fratricida Quella punta conversa, onde più folte Le biade rallegrar doveano i campi, Che spesso ahi! troppo d’uman sangue rossi Fur visti biancheggiar d’ossa insepolte. 125Se a tutte cose ogni terren disposto Da natura non è; se l’arte prende Da natura consiglio e a lei s’informa; Se alcun popolo ed uomo a sè non basta, Della divina provvidenza aperta 130Ecco la mente a voi, turbe profane, Che alle sue leggi contrastando osate A vostre leggi assoggettare il mondo. La parola d’amor, che in dolci nodi Di fraterna amistà l’uomo congiunge 135All’uomo, fa delle diverse genti Una sola famiglia. Al verbo eterno Pone suggello il natural disio, Il bisogno, l’affetto e la speranza, Il verace conforto e il certo pegno 140Degli alterni servigi. All’uno giova