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il commercio. 39

Di zeffiri soavi: e al caldo raggio
L’aura s’impregna d’arabi profumi.
Del lago in riva colla sua barchetta
110L’uno scioglie le reti, e l’altro atterra
Sull’ardue vette il fragoroso pino,
Che l’ali velocissime spiegando
Indi corre a sfidar l’ira de’ venti.
Altri s’apre le vie dentro le cupe
115Viscere della terra, e il pallid’oro,
Il duro ferro, l’avido carbone
Fuori ne tragge, e le dovizie accresce
Delle arti nostre e gli usi. fortunati
Noi, se per cieca rabbia e ingorda brama
120Mai non si fosse in brando fratricida
Quella punta conversa, onde più folte
Le biade rallegrar doveano i campi,
Che spesso ahi! troppo d’uman sangue rossi
Fur visti biancheggiar d’ossa insepolte.
125Se a tutte cose ogni terren disposto
Da natura non è; se l’arte prende
Da natura consiglio e a lei s’informa;
Se alcun popolo ed uomo a sè non basta,
Della divina provvidenza aperta
130Ecco la mente a voi, turbe profane,
Che alle sue leggi contrastando osate
A vostre leggi assoggettare il mondo.
La parola d’amor, che in dolci nodi
Di fraterna amistà l’uomo congiunge
135All’uomo, fa delle diverse genti
Una sola famiglia. Al verbo eterno
Pone suggello il natural disio,
Il bisogno, l’affetto e la speranza,
Il verace conforto e il certo pegno
140Degli alterni servigi. All’uno giova