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38 sermone quinto.

Spesso negata dall’insano volgo
A quanto giova e non abbaglia. Ognuno
75Un servigio a recare intenda, e cento
In poco d’ora ne riceve in cambio
Che gl’inutili sforzi gli risparmia,
Onde in lung’ora con dispendio vano
E più vana fatica avrebbe appena
80A se medesmo procacciato i dieci.
E son del cambio facile strumento
E necessario i prezïosi dischi
Dei lucenti metalli, ove scolpito
Dell’innato valore il segno vedi.
85Tu per la merce, che il valor ne agguaglia.
Gli accetti, e sciogli il desïato pegno
Ad altro, che alla sua volta procura
Ciò che gli manchi e la sua voglia punga.
Ma dall’alpe, dal mare e dal cammino
90Lungo ed ignoto i popoli divisi
All’opra loro intendon faticando;
Tanto felici più, quanto più sanno
Quale per essi meglio opra si accordi
Colle interne potenze e cogli influssi
95Della terra e del ciel. Sovra l’ignuda
Roccia disperdi l’infecondo seme,
Che altrove sparso biondeggiar farebbe
Di rigogliose mèssi il campo aprico.
Fra le scoscese balze il vello educa
100Al gregge lieto dell’usato pasco,
E col premuto latte i doni appresta
Già di Pale delizia. Ama la vite
L’uve gioconde maturar sul colle;
Gode l’armento saltellar nel prato;
105Curvano il ramo di leggiadre piante
Eletti pomi all’alito cresciuti