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le arti. 35

265Quasi strozzate fra le strette fasce.
Pur del bel tempo antico una delusa
Od ipocrita gente ancor rimpiange
Le tiranniche usanze, e già si duole
Che non s’arresti e indietro non ritorni,
270Nè di più dense nubi il Sol coperto
Lasci la terra d’ogni luce muta.
Quando a libere gare è aperto il campo,
Allor si compie l’alta meraviglia
Che dell’ordine eterno è a noi suggello
275Nelle fervide lotte, onde s’affida
Cinger la fronte di più ricche palme
Chi meglio segua il corso di sua stella
E gli altri meglio nel cammino avanzi.
E dell’emule gare è questo il frutto,
280Che a più solerti cure ognun intenda
Coll’opra dell’ingegno e della mano,
Al loco adatte, alla possanza, all’uso,
E di più larghi e facili tributi
Del tesoro comune il pregio accresca.



SERMONE QUINTO.


IL COMMERCIO.




De’ mercatanti il secolo risorto
A me non giova ricantar con laude
Avara e falsa, o rampognar con cieca
Invidia ed ira. Colla sua vergogna