S’avanza, e acquista faticando il regno, Che ad essa il cielo più largo destina Sulle create cose, allor che il braccio Meno si stanchi e più ferva l’ingegno. 65Da sofistiche scole il campo in due Parti diviso, delle opposte schiere Il lungo vaneggiar fe manifesto; Mentre l’una negava all’arti il vanto Delle dovizie nostre, e l’altra chiusi 70Gli occhi teneva con amaro inganno Della natura al verginal sorriso, Che le sue grazie dispensar ricusa, Quasi pudica donna altera e bella, Onde con lungo studio e lungo amore 75Altri non vinca la ritrosa tempra. All’uom che bagna di sudor la fronte Sempre soccorre liberal natura, Sia che la marra tratti e ne ridesti Le pigre glebe, o col premuto mantice 80Il fuoco attizzi, all’aure fuggitive O all’onda che precipita spumando Di volubili rote il corso affidi, O di stridenti seghe il moto alterni; Sia che per l’ampio pelago dispieghi 85Le vele ai venti, o l’impeto governi Che dilatata per sopposta vampa L’acqua bollendo e vaporando acquista; di placata folgore sull’ali E per terra e per mar, dietro la traccia 90Del metallico filo, imponga il volo Alla parola, che qual lampo arrivi, Anzi del lampo la prestezza vinca.
Nasce da doppia fonte e si propaga Quella che l’universo in sè racchiude,