O dell’innesto è sperto il passo nieghi. Tu del cultore improvvido fomenti L’ozio codardo, se non manchi il frutto 255Quando cessi lo studio e la fatica. E a lui che giova faticando i sonni Anzi tempo turbar, se lo ridesti Dell’erede non suo la immagin bieca, Che in atto quasi di carpir la preda 260Attende e freme dal desio sospinta? Del baldanzoso figlio, a cui l’avito Retaggio scende pel giurato patto Che i nomi lega e le virtù discioglie, Odi gl’insulti che il paterno cenno 265Male in vita a frenare e peggio basta Dopo morte a punir. Del nascer primo Egli tripudia, ed al minor fratello Delle sue mense le reliquie serba, Se il fratello minor non volge altrove, 270Mendico illustre e pur superbo, in cerca Di spoglie opime. A glorïosa impresa Forse corre talor, se il cielo arrida Ai sublimi concetti; e tu non segui L’esempio che ad altrui vanto prescrivi? 275Ognun coltivi libero e securo La nativa sua pianta; e maggior frutto Di lui, de’ figli e della intera gente Le speranze consoli e i voti adempia.