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24 sermone terzo.

Quanto la speme del merlato premio
185Le baleni dinanzi. Abborro l’uso
Di chi la tronchi o pur la tocchi in fiore,
Imitando la facile rapina
Dell’importuna passera che vola
I primi semi a decimar sull’aia.
190Tu che non basti a misurar col guardo
Il mal diretto solco, al tuo vicino
Bada, che doppia dall’angusto giro
Del ben diretto vomere ritrae
Mèsse, che stimol novo e novo polso
195Con novo premio a faticar gli dona.
Di picciolo poder quanto si piace
L’orto, la vigna ed ogni gentil pianta
De’ suoi frutti cortese o delle foglie,
Onde il drappo si tinga e si colori,
200pel celato farmaco la smorta
Guancia e l’infermo corpo si ravvivi!
Ma l’umile poder mai non aspiri
Ad impresa maggiore, in cui prevalga
Il vasto imperio, che la sua possanza
205Or pei fioriti pascoli dilata,
Or per un lago di natanti biade;
E ovunque alle minute opre sottili,
Che il pazïente ingegno o compie o veglia,
Prevalgano le grandi opre, che molta
210Ghiedon facil secura e ricca vena,
Che pel tranquillo letto in vario giro
Libera scorra a fecondare il piano.
Fra le opposte sentenze il mezzo tiene
L’accorto ingegno, che dal loco prende
215E dall’opra e dal fine il suo consiglio.
Del censo avito e non del senno erede
Tu confida il tesor, che si nasconde