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l’agricoltura. 19

Ma germi eletti di feconde piante
15Al suol confido, ripensando ai cari
Figli e nipoti, che i giocondi frutti
Ne coglieranno alla mia vecchia etade
Forse negati. Il tenero virgulto
Con amorosa cura educo e cresco,
20Finche mutato in arbore robusto
Al ciel protenda i verdeggianti rami
Coronati di fiori. O voi diletti,
Quali vi siate del mio nome eredi
E più dell’opre, a questo arbore intorno
25Lieti venendo de’ suoi ricchi doni,
Dell’antico cultor, che altrove posi,
L’opre emulate; e il nome benedetto
Nella cara memoria vi ragioni.
Dall’arte vostra, che d’ogni arte è madre
30E benigna de’ popoli nutrice,
Oh! qual si chiede al braccio ed alla mente
Contender lungo, variato e novo,
Perchè al lavoro la materia appresti,
E il corpo macro e livido per fame
35E per freddo, di cibo riconforti
E di un manto protegga. Il volgo accusa
La rustica progenie che s’indura
L’orme seguendo che i canuti padri
A lei segnaro, alle novelle tracce
40Bieca negando o sospettosa il piede.
Ma tu rammenta quale ordine e modo
Tengan diverso per diversa tempra
L’arte, che mille negli aperti campi
Gravi commette ed alternati uffici
45Al villano, che zotico si appella
Quando s’inurba colle ciglia in arco;
E l’arte, che dispensa ad uno ad uno