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210 sermone ventesimosesto.

     Cerchia le trepidanti ossa sepolte
     85Una votiva lagrima consoli.
Tale è l’umana razza, che gli estinti
     Piange e il calice amaro appresta ai vivi
     Per compiangerli poi. Così permette
     Il benigno Signor nel suo secreto
     90Perchè nostro intelletto in alto l’ali
     Sollevi, e l’alma pel dolor temprata
     Nella pugna del mal vinca secura.
     Non per questo vorrai meno lodato
     Di esequie ricordevoli il costume
     95E l’onor de’ sepolcri; chè dal sacro
     De’ tumuli silenzio esce una voce
     Che parla ai vivi, e a meditar gli sforza
     La vanitate dell’umana polve,
     E a ripensare il verbo di Colui
     100Che mai non falla. Oh! qual dolce mestizia
     E puro affetto all’uom, che crede e spera
     Ed ama, in cor risveglia de’ sepolcri
     La vista, e come orribile si rende
     A quello che d’amor privo e di fede
     105E di speranza, a Dio vôlte le spalle,
     Ha di sè fatto, bestemmiando, un Dio!
Che se dintorno alla funerea bara
     Ascolti mormorar la pia preghiera,
     S’arretra e fugge, e sull’impuro labbro,
     110Avvezzo a maledire, arresta il suono
     Dei sacrileghi detti, onde alla terra
     E al cielo insulta. A lui plauda e compiaccia
     Il servo gregge, che gli fa corona,
     Adulando alle colpe fortunate,
     115Finchè dal peso la bilancia vinta
     Dell’eterna giustizia ne tracolli.
     Fortunate talor sono le colpe