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208 sermone ventesimosesto.

     Del volgo innumerevole sprezzando
     Alla santa del ver luce il desio
     Alza e all’eterna idea, da cui s’informa
     Giustizia e Carità, che l’età nostra,
     20Dal turbine di error mille travolta,
     Odia, rinnega, in bando caccia. Indarno
     Fuor di se stesso l’uom cerca la pace
     Che il mondo toglie, ed a lui porge amica
     La pura coscïenza, onde sostiene
     25La sorda guerra di fortuna rea
     Intemerato e forte. E in Dio fidando,
     Per esso vive, e sa che a lui ritorno
     Farà, se i doni suoi volga e consacri
     A gloria sua. Ma di Dio la gloria
     30Non canta, no, con profanati accenti
     Chi fredda ha l’alma o da contrarie voglie
     Turbata e vinta, e chi langue nel turpe
     Ozio, alla terra inutil pondo e grave,
     O da pazze discordie inebriato
     35Infiammi l’ire de’ fratelli, e il pianto
     Empio e codardo ne derida. Ah! questa,
     Questa non è la legge a noi discesa
     Da Lui, ch’è Padre e Signor nostro, e fece
     Ad immagine sua la sua fattura.
40Il sudor della fronte a noi procacci,
     Ed agli altri spezziamo il pane vero,
     Il vero pane della vita nostra
     Che lo spirto immortale avido cerca,
     Se da malizia od ignoranza il varco
     45Al diritto cammin chiuso non trovi.
     Vive lo spirto in noi dai lacci avvolto
     Delle membra caduche ancelle a lui
     Sovra l’esterne cose a regnar nato
     Con incessanti sforzi e coll’alterno