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202 sermone ventesimoquinto.

     Incontro ai colpi della sorte avversa,
     Che senza punta cadono qual dardo
     Lieve strisciante sull’opposto scudo.
     L’altra, che da lei move e a lei s’attempra.
     65Con fecond’acque a ristorar si avvia
     I campi adusti, ed all’infermo fianco
     Nutre tra le fresch’erbe un verde letto,
     E di fertili piante ombre cortesi.
     Indi con nova e più robusta lena
     70L’uomo ripiglia e il suo cammin raddoppia:
     E dagli impacci, che dan guerra al piede,
     Lo sgombra sì, ch’ora dai bronchi il purga,
     Ora gli scogli dirupanti appiana,
     Ora il micidïal stagno converte
     75In ridente e fruttifero giardino.
Ma la purezza delle chiare fonti
     Ove di belle e nove forme adorna,
     Che più cara la fanno e più gentile,
     Del ver la faccia limpida si specchia
     80Un turpe gregge intorbidar si piace;
     Sicchè dalle corrotte onde commosse,
     Più che la schietta immagine, si renda
     D’immagini sparute e false un vario
     Confuso balenar, indi un confuso
     85Aspro cozzar fra le smarrite genti.
Tu delle genti misere, che vanno
     Dietro correndo alle dipinte larve.
     Non ti sdegnar; ma dissipa i bugiardi
     Sogni, che parlan come cosa viva
     90Alla delusa e sciolta fantasia.
     Lo sdegno serba (se piegar rifiuta
     La cervice durissima e proterva)
     A chi l’esempio, navigando in questo
     Mar della vita, segue di colui,