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l’osservazione. 201

     Dal basso vaneggiar nostro lontani,
     Infinge sì, che più secura appaghi
     Le bramose, crudeli e sozze canne?
30Vedi qual torma livida si aggiri
     Copertamente per oscure vie
     Nodi tessendo avviluppati e torti;
     E fuor sbucando con forbita scorza
     Lascia, lambendo, luridi vestigi,
     35Come lumaca che la corsa riga
     Segna d’immonda bava. Oh! se la tocchi,
     E da paura la disciolga il loco
     Destro ed acconcio e la stagione amica,
     Quale ti schizza velenosa rabbia
     40Quella torma superba, avara e falsa
     Sulla indifesa man, mentre la sciocca
     Ciurma s’arretra o tace o il capo inchina.
Di colpe tante e di nequizie il mondo
     S’attrista e duole, che il pensier rifugge
     45Dal memorarne la cagion riposta,
     Le palesi sembianze e i fatti acerbi.
     Ma due sorgenti di perenne vena,
     Religione e Civiltà, dischiuse
     Sono a temprare, ad ammorzare il vampo
     50Che di lutto, di stragi e di rovine
     Empie la terra, ed una folta nube
     Con vortici di fumo al ciel levando,
     Del Sol la vista a’ riguardanti invola.
L’una correndo pel diritto rivo
     55Così nova d’amor dolcezza piove
     Nel recondito petto, e tal gl’ispira
     Fede nel bene e nel trionfo speme,
     Che le braccia a fraterni amplessi sforza:
     E dell’ignoto sagrificio infonde
     60Certo ristoro, e di fortezza l’arma