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SERMONE VENTESIMOQUINTO.


L’OSSERVAZIONE.




Sotto le spoglie di mentito agnello
     Spesso la brama dell’ingordo lupo
     Gelarsi tenta, invan; chè l’affamata
     Gola troppo ne fa pianger le genti.
     5Deh! almen si strappi e lacero e confuso
     Si calpesti col fango il vello infido,
     O lo sperdano i venti. Allor le ascose
     Voglie saranno della magra belva
     Più del credulo volgo all’occhio aperte;
     10Nè il volgo porti per l’inganno antico
     L’ossa spolpate e stupida la mente.
     O che presumo? d’imbiancar le penne
     Forse del negro corvo e farne dolce
     Lo stridente gracchiare? o di colori
     15Chiamar giudice il cieco, e in agil danza
     Sciogliere intorno vacillante il piede?
     Nulla io presumo; ma de’ vizi umani
     Veraci e molti, e delle false o poche
     Virtudi io meco a ragionare imprendo.
     20L’error compiango, chè di pianto è degno,
     Se il fosco a diradar velo non sorga
     Luce benigna; le codarde e vili
     Opre disprezzo e le sublimi onoro.
     Perchè non basto a fulminar col verso
     25La insidïosa e cupa arte proterva,
     Che gli umili, pietosi e santi affetti,