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16 sermone secondo.

Sia che l’ingorde larve in bando cacci,
O dell’emule gare il varco additi;
Sia che l’inerzia molle o l’importune
200Spese condanni e gli avidi tributi;
O sia che i danni a prevenire insegni,
Onde una turba misera si duole
Senza lume e consiglio e senza guida;
O ricordando alle discordi genti,
205Come necessità prima maestra,
Indi l’uso civile a certo pegno
Di aiuti vicendevoli le sproni,
Mostri che è stolta e scellerata impresa
Fondar sua speme sull’altrui rovina.
210Così ragiona la sentenza nostra,
Che tutta abbraccia la famiglia umana,
E dell’alpe e del mare oltre varcando
Gli opposti segni, ha per confine il mondo.
Sì, l’umana famiglia e il mondo io dissi;
215E del mio dire il vero manifesto
Fan del lavoro il pregio e la possanza,
L’alterno cambio e il variato uffizio
Dell’ingegno, dell’arte e di natura,
Che ad ogni novo tremolar di stella
220A se medesma egual mai non sorride.
Se più che al loco e all’uom, guardi all’obbietto,
Entro a più angusto limite si chiude
L’industre studio, onde il principio vero,
Ed il concerto armonico mi sveli.
225Ma di scïenza il titolo si nega
Indarno all’economico problema,
Che l’occulta ragione ed i palesi
Effetti e il naturale ordine indaga
E scopre e spiega dei commerci umani.
230L’arte, che andò vagando a caso in pria,