Il misero mortal, che alla sua meta
Errando corre per la trista valle.
Nelle fulgide sale or si penètri,
Se tanto lice a noi, dove la stampa 65Dei cari baci omai logora e stanca
Ai cari abbracciamenti e alle più care
Strette di mano e ai misurati inchini
Il luogo cede. La diletta amica,
Anzi signora, festeggiando accolga 70Le dilette compagne, anzi signore;
E nel dolce pensiero assorta goda,
Se intorno annoverandole, le dieci
Dita col grave computo trascenda.
Così di giorno in giorno in vario giro 75L’amabile catena si rannoda
Dell’affetto gentil, che non ha posa
Pur nel settimo dì, che alle men degne
Cure tregua concede. Al fido specchio
La casta vedovella si consiglia 80Come con bruna veste e in velo bruno
Di sua mestizia accorto il mondo renda.
Ma l’ora è tarda, e le segrete stanze
Oggi non lascia, e indarno palpitando
Oggi chiede di lei l’amata schiera, 85Che su rapidi cocchi innanzi passa
Alle neglette case, ove solinga
Donna, vegliando i figli pargoletti.
Alle pudiche ancelle equa comparte
Con benigno sembiante i grati uffici. 90Di lei non suona all’umile tugurio
Ignoto il nome, chè tacita e sola
Com’angelo di cielo ad ora ad ora
Vi scende, e delle sue grazie lo allieta.
Ma del ricco Epulon fuman le mense;