Non volgesi l’età, che non perdona
A chi non sa come di nova vena
Il pallid’oro si derivi, o come 30Quasi tremula foglia lieve lieve
Uomo secondi l’alitar del vento.
All’un, ch’agile e pronto a destra e a manca
Innanzi e indietro scambiettando salta
Al tintinnar dei lucidi sonagli, 35L’altro, che a guisa sta di rupe immota,
Se alle parole e al portamento credi,
Bieco sogguarda; e con secura fronte
I turbini invocando e le procelle,
Attende che dall’onda furïosa 40S’aprano i fianchi alla sbattuta nave,
Ed ei ne aggrampi l’agognata preda.
Dei templi, delle sale e dei teatri
Si schiudano le porte. Innanzi all’are,
Spettacol venerabile alle genti, 45Questi pago non è se non comincia,
Tre volte percotendosi sul petto,
La sua giornata, e non la compie a sera
Senza che nell’altrui fama di piglio
Dato abbia o nell’avere, e non sen vanti 50Quasi ministro dell’ira di Dio.
Quegli il capo scotendo, e col cipiglio
Di rigido censor, varca le soglie
Al volgo sacre, e le devote usanze
Sprezza del volgo, e d’amistade in pegno 55Dal cor gli strappa la radice prima
D’ogni suo bene e nostro. A degna impresa
Col consiglio e coll’opra il saggio intende,
Mentre da larve ipocrite disgombra
Del santo vero il sempiterno raggio, 60Che illumina, conforta e rassicura