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SERMONE VENTESIMOQUARTO.
I RITRATTI.
io poeta non son, non son pittore,
Ma voi, che alla divina arte de’ carmi
Consacrate l’ingegno, o alle dipinte
Tele spirate della vita il soffio,
5Voi qui venite; e della gente nova
Si ritragga per voi l’immagin viva,
Che all’occhio od al pensiero il vero parli.
Di effigïate tavole rimiro
Dell’aule magne le pareti ingombre
10Onde, ad un segno del maggior pianeta,
Al popolo si fa mostra solenne.
Ma che vi leggo? non degli avi illustri
Le onorate sembianze e i fatti egregi.
Ma i noti volti, che in eterno muti,
15Quanto or loquaci per la vana istoria
Di loro vanitade, un dì saranno.
Volgo altrove le piante, e un suono ascolto
Che l’aure fende di lontano. Il canto
Questo non è dell’inspirata schiera,
20Che a magnanimi sdegni i petti accende,
O mesta annunzi della patria i danni,
O mesta pianga sulle sue ruine.
Ma d’importune gazze e di civette
Il grido sciocco e sciagurato è questo,
25Che all’ira più che allo sbadiglio invita.
O poeti, o pittori, a voi benigna