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SERMONE VENTESIMOTERZO.
L’EGOISMO.
Poichè la casa del vicino avvampa,
Dalle tue soglie esterrefatto balzi,
Gridando — al foco, accorrete accorrete —
Con affannosa voce; all’opra inciti,
5E all’opra aneli. Ma rotte le travi,
Coi sottoposti palchi ruinando
Giù il letto cade, e la sepolta fiamma
Più non minaccia alle propinque stanze
In cui ritorni e placido riposi,
10Senza che nulla più cura ti prenda
Del vicino che povero ed ignudo
Colla consorte e i figli erra cercando
Chi di pane e ricovero l’aiuti.
Il ciel s’abbuia, e ti colori in viso
15Di novella pietà, mentre fra i tuoni,
Ed il tocco feral della campana,
E lo scoppio di folgori guizzanti
La fragorosa grandine flagella
Le bionde mèssi nei feraci campi.
20Ma in breve dileguandosi le nubi,
Il Sol ritorna, e delle intatte spiche
Ne’ felici tuoi solchi il capo indora.
E pur le ciglia aggrotti meditando
Quale a te venga dalle altrui sventure
25Lucro beato, e delle tue conforto
Ed allegrezza prendi allor che piena,