Tu degli accolti bamboli l’incarco
Tutto non prendi sì ch’altri ne getti
Il giusto pondo. La famiglia aiuti 225E l’opera ne compi e ne migliori,
Mentre che i nati ad educarne imprendi,
E lei medesma in parte a un tempo educhi
Con fidati consigli e colle imposte
Norme e con belli od onorati esempi. 230Dalle fatiche a riposare invita
Il sol cadente e il fantolin scherzoso
Dal collo pende della madre lieta.
Involontario educator le apprese
Leggi ricorda, e sul profano labbro 235Forse pronto a scoccare un dardo arresta.
Talor avvien che avvinazzato e bieco
Torni fremendo e bestemmiando il padre;
Chè tal si noma, e il fantolino al sonno
Gli occhi non chiuda, ed in brev’ora ascolti 240Di rotte voci ed aspre un suon discorde.
Ma il tristo caso, che a ragion deplori,
I cento a benedir non ti consiglia,
Onde l’occulto e certo e tardo effetto
Dell’impedito male all’occhio tace? 245Non ti sgomenti il faticoso e lungo
Calle che adduce alla lontana meta.
Ora d’infradiciati arbori vedi
Il suolo ingombro, e i tralignati semi
A medicarne, a fecondarne intendi. 250Oh quante volte il tuo pensier deluso
In vista appare, e tu forse dal tedio
O da stanchezza o da calunnia vinto
Indietro guardi e del ben far ti penti!
Latrino a posta lor, latrino i cani, 255Ma tu prosegui. Le novelle piante,