Di verace conforto e di speranza,
Vivrem contenti, liberi e felici 190In securtade e pace. Il poverello
Fin da prim’anni con benigno ingegno
La santa legge del lavoro apprenda,
E amando segua. Dagl’ingrati e viil
Sensi rifugga e a reverenza inchini 195Verso la schiera avventurata e cara,
Che la mano gli porse, e sorgi (disse)
Sorgi e cammina. Nell’avverso campo
Il volgo innumerevole e digiuno
D’ogni letizia col pasciuto volgo, 200Degli altrui mali ignaro, non contenda;
Sì che tra poco il vincitore incauto
Non meno avrebbe a lagrimar del vinto.
Agli orfanelli miseri serbate
Un benefico asilo, ovunque sorga 205Un tempio al Nume sacro, a cui gradita
La fede è allor che a carità si sposa.
Orfani sono i miseri fanciulli,
Innanzi tempo e a peggior danno esposti,
Onde i parenti fan ciò che del muto 210Gregge non fanno i vigili custodi.
Ma di famiglie improvvide l’incuria
Alimentando e i vincoli disciolti,
Noi tesseremo a mane, ed esse a sera
Distruggeranno la non lunga tela? 215Dapprima io chiederò: più del rifugio
Dato all’infanzia, giova al tristo mondo
Agli adulti serbar carceri e ospizi?
Poscia ripiglio, che l’ingrata e falsa
Beneficenza in maleficio è vôlta, 220Perchè dal saggio prevedere assolve
La turba che soccorre e non corregge.