Sì che per tempo di felici esempi, 155Di placide, severe e giuste emende
La pura coscïenza si conforti.
Langue la mente allor che il corpo langue
Per lunga ignavia, o per malvagio influsso,
O per corrotto ed abusato pasto. 160I nitidi lavacri e l’aure liete,
L’alterno moto, ed i composti ludi,
Il parco cibo e sano, e l’ordin certo
Del tempo e delle cose un vigor novo
Infondono al pensier, che a più serena 165Tempra s’inalza, e più validi e presti
Rendono all’opra gli organi soggetti.
All’istinto brutale e all’ozio tolta,
Il novello bisogno ed il desio
La plebe induce a migliorar suo stato, 170Non a fuggir coll’importuna foga,
Che tanto cresce più quanto più largo
Campo all’errore od all’invidia lasci.
Se come un osso all’affamato cane,
Così al mendico un obolo si getta, 175Forse un male cessando, a cento e cento
Il fomite non togli od ésca accresci.
Pur non ti biasmi chi meglio si piace,
Alla sorgente rimontando, i mali
In quanto basti prevenir; ma trova 180Nell’angusto sentiero ed aspro e forte
I duri intoppi che gli opponi al piede.
Il suo talento traffichi ciascuno
Al lume di ragion, che non è spento
Senza colpa e periglio e senza offesa. 185Al dolor nati e alla fatica, in questa
Del fallo antico salutare emenda
La dolcezza recondita cercando