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la povera infanzia. 181

     Forse ricordo? Sì, rancide sono,
     Ma necessarie; e ognor nove saranno,
     Finchè del vero al sacrosanto raggio
     55È freddo il core o l’intelletto è cieco.
O dalla nebbia dell’errore ingombra
     Erra la mente stolida e confusa,
     O il meglio vede, e sempre al peggio inchina.
     Se ciò non fosse, ditemi per Dio,
     60Veder potreste con asciutto viso
     Qual dell’infanzia misera e deserta
     Governo faccia la negletta plebe,
     Ignara e stolta ed a ferina tempra
     Per voi cresciuta? Là nel fango immondo
     65I poverelli giacciono travolti;
     E da quel fango livida e sparuta
     Esce vagando una procace schiera
     Di fanciulletti, ad ozïose e ladre
     Mendiche usanze in poco d’ora avvezza.
     70Questa è la scala onde si scende a furia
     Nel cupo delle luride taverne,
     O pur si sale fin dove il capestro
     Col pravo ingegno in un tronchi la vita.
Cessin le infauste larve. Abbia il pusillo
     75Sordo l’orecchio alla canzone oscena;
     Nè snodi inconsapevole la lingua
     A proferire bestemmiando il nome
     Dell’ignorato padre. Oh sappia, oh sappia
     Il tapinello, che ne’ cieli ha un Padre,
     80E che nel basso loco ove raminghi
     Erriamo in bando, siam tutti fratelli,
     Esuli tutti, solitari ed egri
     S’Ei ne abbandona, onde s’implora il regno
     Di veritade, di giustizia e amore;
     85E il pan si chiede della vita nostra,