Forse ricordo? Sì, rancide sono,
Ma necessarie; e ognor nove saranno,
Finchè del vero al sacrosanto raggio 55È freddo il core o l’intelletto è cieco.
O dalla nebbia dell’errore ingombra
Erra la mente stolida e confusa,
O il meglio vede, e sempre al peggio inchina.
Se ciò non fosse, ditemi per Dio, 60Veder potreste con asciutto viso
Qual dell’infanzia misera e deserta
Governo faccia la negletta plebe,
Ignara e stolta ed a ferina tempra
Per voi cresciuta? Là nel fango immondo 65I poverelli giacciono travolti;
E da quel fango livida e sparuta
Esce vagando una procace schiera
Di fanciulletti, ad ozïose e ladre
Mendiche usanze in poco d’ora avvezza. 70Questa è la scala onde si scende a furia
Nel cupo delle luride taverne,
O pur si sale fin dove il capestro
Col pravo ingegno in un tronchi la vita.
Cessin le infauste larve. Abbia il pusillo 75Sordo l’orecchio alla canzone oscena;
Nè snodi inconsapevole la lingua
A proferire bestemmiando il nome
Dell’ignorato padre. Oh sappia, oh sappia
Il tapinello, che ne’ cieli ha un Padre, 80E che nel basso loco ove raminghi
Erriamo in bando, siam tutti fratelli,
Esuli tutti, solitari ed egri
S’Ei ne abbandona, onde s’implora il regno
Di veritade, di giustizia e amore; 85E il pan si chiede della vita nostra,