Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/182

178 sermone ventesimoprimo.

     95Dunque che fare? I tralignati succhi
     Corregge in tempo con felice innesto
     L’accorto agricoltore, e le paterne
     Cure volgendo ai teneri virgulti,
     Con provvidi sostegni il mal securo
     100Fusto sorregge delle annose piante.
     Tale, e sia lode al ver, m’offre gradita
     Immagine la schiera avventurata,
     Ch’alla negletta povera e derisa
     Plebe dispensa il pan dello intelletto;
     105Sia che dall’ozio vile o dalla turpe
     Mendicitade ad operose e belle
     Usanze confortevoli la tragga;
     O il gelato sudor dall’egra fronte
     Le terga a lato all’umile giaciglio;
     110O nell’oscuro carcere scendendo
     Le antiche colpe ad emendar le insegni
     Là donde un tempo a nove colpe instrutta
     Uscía più fiera a minacciare il mondo.
Di fanciulletti laceri e digiuni
     115Qual turba è questa, che di porta in porta
     Batte chiedendo pane; e se le amare
     Pur non soffra repulse, a poco a poco
     Perde le grazie timide e pudiche
     Onde infiora le guance, e più gentile
     120Si rende agli atti, al guardo, alle parole
     In quella prima età che è tanto cara?
     Forse padre non han, non han la madre
     Questi orfanelli miseri che vanno
     Qua e là vagando, a perigliare esposti,
     125E cogli occhi beendo e cogli orecchi
     Un rio velen che lento lento uccide
     L’anima semplicetta? O forse tutti
     Ad ogni senso di pietà siam muti?