Con fumanti macerie il fin ricordi.
Chi al lume di ragion si riconsiglia
All’occulta del mal prima radice
Intento bada, ed al soccorso pronta 65Reca la mano; e prevenir gli giova
Accortamente e con benigno viso,
Più che cessar con dolorosi e tardi
Importuni rimedi, i nuovi danni
E le certe rovine e i fati acerbi. 70Acceso il petto di verace zelo
E di care speranze avvalorato
Porge la destra all’umile caduto,
E fuor lo traggo del fangoso letto
Ove quasi sepolto e morto giace; 75Col corpo no che ancor vegeta e sente,
Ma colla mente torpida ed offesa,
Da lungo sonno e da mendaci e bieche
Larve travolta, del suo bene ignara
Ed a se stessa ignota. E pure in quella 80Torpida mente del divino fiato
Il soffio dorme; o s’agita tra fosche
Nebbie confuso. Se dal reo letargo
Altri nol desti, e alla serena tempra
Nol riconduca, e temerario sprezzi 85L’opra di Dio, più non ardisca il nome
Dell’eterno invocar Padre, a cui figlio,
Figlio non è chi il fratel suo rinnega.
Ma le cresciute piante, in cui serpeggia
Un velenoso umore, il mal piegato 90Tronco indurando, e con tenaci barbe
Addentro profondandosi, una tetra
Ombra micidïal spargono intorno;
Nè un ramo schianti, che di cento e cento
Altri non sorga più maligna fronda.