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14 sermone secondo.

Integro passi il prezïoso acquisto,
130Che di protratte veglie e lungo amore,
Di accorto ingegno e vigile risparmio
È frutto certo e ricompensa degna.
Finche giovi di tacite rapine,
Senza tema di ceppi e di mannaia,
135Vivere i giorni neghittosi e lieti
Sotto l’usbergo di una legge insana,
Che anco l’infamia ed il rimorso attuta;
Le tenebre cacciare indarno speri,
Onde s’infosca questa notte tetra,
140Senza che da più lati a te le spalle
Feriscan dardi nel veleno intinti.
Altri minaccia traboccar nell’ira
Forte tonando, simile a colui
Che a pieno gozzo predica il digiuno,
145Contro la rinnegata arte o scïenza,
Che di profana e misera ricchezza
Maestra è fatta. Di parole vane
Cessi il vano garrire; e maledetta,
Non che spregiata, ai posteri trapassi
150La memoria di lui che al mondo insegni
Ciò sol che il senso tocchi, aver per Dio.
O rigido censor, dimmi (se il libro
Oltre la prima pagina leggesti
Che il nome porta di ricchezza in fronte),
155Dimmi in qual parte le tue caste offende
Orecchie? Bada all’intima sostanza
Della scïenza più che al magistero
Incerto e scarso delle menti umane,
Da cui nulla scïenza od arte uscio
160Matura a un tratto, qual del capo a Giove
Armata uscì la vergine Minerva.
Finche il mancipio, vil bestia da soma,