Nel santo ver nella giustizia, in Dio 55Viva n’accende, deh! si scuota il grave
Torpore, e dove più geme la piaga
Il ferro scrutatore ivi discenda.
A contemplare le bellezze eterne
Fatta è l’umana mente, e l’uman core 60Ad amare, a seguire il bello, il vero
E il buono, che fra lor misti e confusi
Tanto più son, quanto si parton meno
Dalla perfezïone, a cui sospira
Lo spirto che quaggiù mai non l’arriva. 65Pure a quel segno ognora intento miri
Quei che le giovinette anime educa,
Ed i germi reconditi ne desta
E ne coltiva sì, che drittamente
Vigorosi si svolgano e securi, 70E fecondi di un ben ch’unqua non more.
So che di rado un intelletto sano
Trovi ed un maschio cor, se inerte e molle
Langue l’infermo corpo a lui ministro
Delle interne movenze e degli impulsi 75Che vengono di fuor. Validi e pronti
Ubbidiranno gli organi soggetti,
Sofferenti di veglie e di fatiche,
Quando degli avi nostri il parco cibo,
Le ginnastiche prove ed il severo 80Costume imiterem, quanto il mutato
Tempo e la nova usanza a noi consenta.
Fin da’ prim’anni il fanciulletto ad una
Norma suprema, che non pende incerta
Dal varïar de’ casi e dal talento 85Volubil de’ mortali, il suo desio
S’avvezzi a misurar; fermo risolva,
Ed al saldo voler l’atto risponda