20Tale è la cara immagine di quella
Gente, che, fatta del suo meglio accorta,
L’ignoranza, l’errore e l’ozio vile,
Onde fu a lungo offesa e in mille tratta
Colpe e sciagure, alfin vinca e prepari 25Un miglior fato alla crescente prole;
Di senno e di bontà semi spargendo
Nel suo vergine core, e nell’ingegno
Di nebbia puro ed avido di quanta
Pel senso irrequïeto inclita luce 30Dalle create cose in lui si versi.
I primi semi in sè raccoglie e tiene
L’anima semplicetta; e se non manchi
Diligente cultor, che dal maligno
Soffio ne guardi e da mortifer’ erbe, 35E ne ministri con diletta cura
Alimento e ristoro, eccoli in pianta
Rigogliosa cresciuti, che protende
Carche di frutta al ciel le braccia, e sprezza
Il lento morso di schifoso insetto, 40E il fiero imperversar della procella.
Senza velame il mio pensiero aperto
Tu ben comprendi, amico, e con me piangi
La cieca insania di colui, che in basso
Stato travolto, di consiglio privo, 45Di vigor, di costanza, i sogni e l’ombre
Abbraccia e cade; e nella sua rovina
O infingardo s’accascia, o furibonde
Scaglia bestemmie, o disperati sforzi
Tenta, che il fanno ricader più a fondo. 50All’ascosa del mal prima radice
Guardiamo, e se del bel loco natío
Caritade verace e di noi stessi
Cura ne prende, e intemerata fede