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166 sermone decimottavo.

     Che sacro ad esso il natal suo ricorda,
     Porgergli doni di corone e voti.
     Dall’innocente labbro al ciel graditi
     Sorgono i voti; e sull’accolta schiera,
     100Agli affetti concordi e ai casti preghi,
     Lo spirito di Dio scende e la fiamma
     Di bella e santa caritade avviva.




SERMONE DECIMONONO.


L’EDUCAZIONE.




Quando il rigido verno i campi stringe
     Di pigro gelo, e il mesto occhio d’intorno
     I pingui cólti indarno cerca, e i lieti
     Prati, che un bianco vel copre e confonde
     5Senza che il verde della molle erbetta
     E il fiammeggiare di purpureo fiore
     La speme avvivi e a ben amar conforti;
     Quasi diresti che un eterno sonno
     Dorma natura abbandonata e morta.
     10Ma se l’industre agricoltore a tempo
     Ruppe le zolle, a’ preparati solchi
     Semi eletti fidando, oh! ti consola,
     Che al ritornar dei zefiri soavi,
     Onde a vita novella il mondo nasce,
     15Vedrai la terra innamorata a nuovo
     Riso dischiusa, e dell’onore altera
     Dei giovani germogli, onde fra poco
     Fia che la bionda mèsse ondeggi e porti
     Agli sparsi sudor degna mercede.