Ove ne chiami della patria il grido,
E dell’oppressa umanitade il pianto.
Del consorzio civile è fondamento 65La famiglia: per essa a noi fu dato
Le prime respirare aure di vita,
Le prime note modulare, i primi
Sugger baci materni, e i primi germi
Nutrir d’amore, di virtù, di fede. 70Quanta dolcezza all’anima discende
A chi ripensi con invidia al tempo,
Che più non torna, della verde etade!
Nè la matura o la cadente è priva
Di veraci conforti al volgo ignoti, 75Cui piaccia folleggiar ove di cento
Giochi e sollazzi un alternar confuso
Il senso illude ed affatica, e lascia
Vôto e turbato il cor. Tacita e sola
Donna, che vegli a studio della culla. 80Tutta dipinta di amorosa cura,
Sul pargolo che gli occhi al sonno chiude,
Il guardo affisa palpitando, e quasi
Tema turbarne il placido riposo,
I cari baci e il dolce alito affrena; 85Sè consolando nelle notti insonni
Col desïoso immaginar, che sola
Una madre conosce, intende ed ama.
Per lei di gentilezza e di onestade
Il riposato vivere si abbella 90Nelle stanze felici, in cui risplende
Angiol novo di pace. Il padre antico
Quasi degli anni e delle cure obblia
Il grave incarco, mentre a sè d’intorno
Saltellar vede i garruli nipoti; 95E salutando con letizia il giorno,