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164 sermone decimosettimo.

     Al centro torna onde dapprima uscío,
     E nel ricambio di percossa luce
     30A tutti arride e maggior forza acquista.
Quale nocchier, che la sbattuta nave
     Dal procelloso mar tragge secura
     Al fido porto, l’uom cui dolce suoni
     In cor di padre o di marito il nome,
     35Di fratello o di figlio, in questi sacri
     Nomi ed affetti cerca e trova scampo
     Contro l’infurïar della tempesta,
     Onde si turba e si contrista il mondo.
     Ove alle insidïose arti l’aperta
     40Congiunta vïolenza, ahi! troppo spesso
     Regna e trionfa! Con superbia ed ira
     E codardo livor la forsennata
     D’oro e d’imperio brama i ferri aguzza
     Contro gl’inermi petti, e più del ferro
     45Micidïali di calunnia i dardi;
     Talchè alla vita perdonando, offesa
     Lascia la bella fama. A santo zelo
     Si compone talor chi luogo e tempo
     A vendicarsi aspetta, e ingorde voglie
     50In sen covando fa di Dio mercato;
     Ne al labbro incauto, che di lui si fida,
     Un bacio porge che non sia di Giuda.
Non per questo dirò che sospettoso
     O bieco il guardo intorno giri, quasi
     55Ad ogni passo d’incontrar paventi
     Con ridenti sembianze un tuo nemico;
     Nè che l’amara esperïenza tanto
     In noi stessi ci stringa, e agli altri faccia
     D’opre benigne e di cortesi uffici
     60Avari e parchi, che l’angusta cerchia
     Dei lari nostri spazïar ci tolga