Al centro torna onde dapprima uscío,
E nel ricambio di percossa luce 30A tutti arride e maggior forza acquista.
Quale nocchier, che la sbattuta nave
Dal procelloso mar tragge secura
Al fido porto, l’uom cui dolce suoni
In cor di padre o di marito il nome, 35Di fratello o di figlio, in questi sacri
Nomi ed affetti cerca e trova scampo
Contro l’infurïar della tempesta,
Onde si turba e si contrista il mondo.
Ove alle insidïose arti l’aperta 40Congiunta vïolenza, ahi! troppo spesso
Regna e trionfa! Con superbia ed ira
E codardo livor la forsennata
D’oro e d’imperio brama i ferri aguzza
Contro gl’inermi petti, e più del ferro 45Micidïali di calunnia i dardi;
Talchè alla vita perdonando, offesa
Lascia la bella fama. A santo zelo
Si compone talor chi luogo e tempo
A vendicarsi aspetta, e ingorde voglie 50In sen covando fa di Dio mercato;
Ne al labbro incauto, che di lui si fida,
Un bacio porge che non sia di Giuda.
Non per questo dirò che sospettoso
O bieco il guardo intorno giri, quasi 55Ad ogni passo d’incontrar paventi
Con ridenti sembianze un tuo nemico;
Nè che l’amara esperïenza tanto
In noi stessi ci stringa, e agli altri faccia
D’opre benigne e di cortesi uffici 60Avari e parchi, che l’angusta cerchia
Dei lari nostri spazïar ci tolga