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SERMONE DECIMOTTAVO.


LA VITA DOMESTICA.




Se l’affannoso e stanco pellegrino,
     Dopo lungo vagar sotto l’ardente
     Sferza del sole, alfin trovi l’amica
     Ombra di annosa pianta, a cui d’appresso
     5Lieve lieve serpeggi un ruscelletto,
     Ivi al fiorito margine riposa
     L’infermo fianco, e al cristallino umore
     Le arse labbra ristora. Al mormorio,
     Dell’onda, al susurrar delle commosse
     10Foglie, ed all’alitar molle dell’aure,
     Che gli scherzan sul volto, un dolce sonno
     Gli occhi gli vela, e alla mente serena
     Di mille visïon care sorride.
Questa leggiadra immagine mi corre
     15All’acceso pensier, se mal presumo
     Ritrarre in parte le segrete e pure,
     Che intendere non può chi non le sente,
     Gioie dell’alma allor ch’entro l’albergo
     Dì domestica pace, a’ suoi diletti
     20In sen versando del dolor la piena
     O del piacer, la doglia disacerba
     E il gaudio accresce; chè, divisa in molti,
     Fatta lieve è la pena, ed ai soavi
     Conforti vicendevoli si rende
     25Quasi pegno d’amor verace e novo.
     Ma di letizia un raggio si diffonde,
     Che mentre agli altri propagato splende,