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la religione. | 161 |
E con orgoglio temerario sprezza
Il verbo, che infallibile ai mortali
A bene amare e a ben oprare insegna!
Stolto, chè in false imagini ripone
65La speranza, onde coglie ingrato frutto
Di amaro disinganno e pentimento
Amaro e tardo. Indomito desío
A ricercare a vagheggiar ne sforza
Quella, che fuor della diritta via
70Illude o sfugge amabile sembianza
Del bello di lassù, donde s’irraggia
La caduca beltà, che a farne fede
Fra noi risplende; e al centro primo e solo,
Ove si gode del beato riso,
75Ne chiama e porge per salire aita.
Santa legge d’amor, come ragioni
Soavemente al cor quando il peccato
Condanni e vinci, e il peccator vuoi salvo!
Quando l’offesa col perdon ricopri,
80E della vita per l’altrui salvezza
Il sagrifizio apprendi! All’ostro e all’oro,
Se una lacrima costi, il tergo volge
Chi dello spirto tuo s’informi e viva.
Da superbia e viltà libero e franco
85Ai deboli soccorre, e del suo petto
Scudo lor fa contro nemica rabbia;
Nè soffre di toccar la mano impura
Che di sangue innocente ancora grondi.
Nell’uom, ch’è fatto di fortuna gioco,
90O infermo giace, o misero travaglia,
Un amico, un fratello additi, e freddo
Non lasci il core e non asciutto il viso;
E al corpo macro, alla digiuna mente
Qual si convenga salutar vivanda
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