Mirando giunge; nè per l’aspro e lungo
Di triboli cosparso arduo sentiero
È vinto da stanchezza e da paura. 30Parla possente in noi di Dio la voce,
O sia che il guardo attonito contempli
Seminato di stelle il firmamento;
O l'immenso oceán, che i mal vietati
Delle genti confini apre ed abbraccia; 35O la ricca di piante e di animali
Terra, ch’ora s’avvalla, ed or le nubi
Tocca coll’alte cime, e cento influssi
Di benefica tempra o di tremenda
Nelle riposte viscere nasconde, 40O di fuor traggo, intorno sparge e serba,
Ai prodigi dell’arte e di natura
Inesausta materia. O sia che l’uomo
L’arcano magisterio in sè ricerchi
Della vita e del senso, o dell’eterna 45Angelica sostanza, onde simíle
È fatto al suo Fattor; tutto d’Iddio
La somma Sapïenza e Potestate
E l’infinito Amor, tutto gli svela:
Tal che ad ossequio e a riverenza inchina 50L’anima innamorata, che discioglie
Inno di lode e di letizia pieno.
Sono il vero ed il ben la meta nostra,
A cui ne scorge con superna face
Quegli che l’immutabile governo 55Tiene del mondo, e la mutabil sorte
Di se medesmo all’uom quasi confida;
Perchè di pena o di mercè, siccome
Di colpa di virtude il merto porti,
Col libero voler degno si renda. 60Ma stolto, ahi troppo, chi di sè presume,