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SERMONE DECIMOSETTIMO.


LA RELIGIONE.




Il vïator, che tacito e pensoso
     Fra le notturne tenebre si aggira
     Per campo ignoto e solitario, il piede
     Incerto move, e del cammin la noia
     5Mal sopportando e la fatica, un mesto
     Volge sospiro alle paterne case,
     Ai fidi amici, alle dilette cure;
     Senza che dell’amara lontananza
     In quella solitudine ritrovi
     10Lena e conforto il cor da fosche e tetre
     Larve turbato. Ma del primo albore,
     Se il raggio spunti a colorare il vario
     Aspetto delle cose, egli del verde
     Prato, dei lieti colli, e delle selve
     15Annose, o della tremula marina
     Alla vista s’allegra, e con secreta
     Dolcezza inesprimibile risponde
     Al dolce canto, onde al nascente giorno
     La variopinta aligera famiglia
     20Con amoroso desïar saluta.
Tale colui, che cieco e senza guida
     Iva ramingo per la selva oscura
     Dell’error, se del ciel scorge l’amica
     Luce, che limpidissima rischiara,
     25E benigna soccorre ed avvalora,
     Dietro al fidato lume a certo segno