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SERMONE DECIMOQUARTO.
LA BENEFICENZA.
Il fior, che langue sullo stelo adusto,
Lieto s’avviva allor ch’una benigna
Stilla in seno gli piove, e de’ lucenti
Raggi lo pinge ond’iride si abbella.
5Tale e più dolce in core alle affannose
Genti discende della voce amica
Il suono confortevole, che niove
Dall’afletto gentil, che indarno tocco
Non è dal senso dell’altrui sciagura.
10Quando, alla vista di chi piange, il pianto
In noi si desta, e rapida la mano.
Quasi vincendo del pensiero il lampo,
Solleva o regge il misero che cade,
Natura fa sua voglia manifesta,
15Che ad innata pietà l’anima inspira.
Ma se natura dal costume è vinta,
Qual pura fonte di scorrevol vena
In livida si muta onda stagnante;
Qual di frutti soavi arbor felice
20In duro tronco ed arido è converso!
Noi, che al dolore e alla fatica nati
Siam tutti, all’immortai spirto congiunte
Portiam spoglie caduche, a doppio fato
Devoti. L’invisibile sostanza
25Alla palpabil forma in noi s’annoda
Sì che fra lor propagasi con certa