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130 sermone decimoterzo.

     Il premio paghi delle altrui fatiche
     Al tuo bene rivolte? A questa norma
     La mente affisa; e la ragion riposta
     145De’ pubblici tributi nel bisogno
     E nel servigio pubblico ritrovi.
Loro discrezïone indi misuri,
     Se al sacrificio minimo risponda
     Il servizio maggiore; e questo sia
     150Pari al bisogno e pronto. Il tempo, il loco,
     Il modo scegli ad evitare acconcio
     Le importune ricerche, i repentini
     Sforzi molesti e le coperte fraudi.
     A te non giunga logora e sparuta
     155Per cammin lungo, avviluppato e torto
     La moneta, che a me di fresco conio
     Dalla tasca evocavi. Il reo costume
     Lascia che i vani sogni e i pazzi giochi,
     Onde vinci tu sol che l’urna tieni,
     160E le infelici cabale fomenta.
     Nè la feconda pianta abbatterai
     Per raccoglierne i frutti, onde poi sempre
     Il famelico dente asciutto resti.
Varia di nome e forma e di sostanza
     165È de’ balzelli l’avida famiglia,
     Che più le voglie stemperate allarga
     E meno abbraccia; simile a colui,
     Che dietro al corpo di persona viva
     Correr sognando, stringe al vuoto petto
     170Una immagin che al vento si dilegua.
     Non sempre il finanziero abbaco mostra
     Che il due sommato al due risponda al quattro:
     Anzi talor, se il quattro al quattro aggiungi,
     Dell’otto invece appena il due consegui.
     175Voi, che all’onesto il tergo rivolgendo