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le imposte. 127

     40La tua pretesa liberal natura?
     O doni altrui quel che a me togli; e puote
     Di tua virtude il generoso esempio
     Anche il ladro vantare: o il prezzo rendi
     Dovuto all’opra; e di giustizia adempi,
     45Nulla donando, il sacrosanto uffizio.
Ehi! mercatante, porgimi cinquanta
     Monete; e compro il vagheggiato drappo,
     Degli scaffali illustre pondo. È pronta
     La mia sinistra a solvere il metallo,
     50Onde la destra aggraverai cortese.
     Così ritorno coll’alterno giro
     Le cinquanta monete a te faranno,
     E rapid’ale al tuo commercio impenno.
     Il mercatante alla proposta inarca
     55Le ciglia, in dubbio se per celia parli,
     O da senno o con fraude. A che ridarmi
     Le annoverate piastre m’imprometti,
     Purchè nel ricontarle il drappo io perda?
     L’une e l’altro serbar mi sia concesso:
     60Che all’une accoppierò tante sorelle
     Di numero, valore e grazia eguali,
     L’altro cedendo a lui che non si piaccia
     Di vuote ciance rintronar gli orecchi.
Perchè l’obolo suo rechi ciascuno
     65E in un s’accolga, chi ne tiene il sacco
     Forse materia ad utile lavoro
     Ampia darà, più che l’industre cura
     Non farebbe dei singoli? La prova
     Dai zoppicanti calcoli discorda.
     70Del ricettore le primizie io lascio;
     Lascio la preda delle ingorde arpie;
     E degli Arghi, che i cento occhi non hanno,
     Le incerte veglie e il sonnecchiare eterno.